I tumori maligni cavità paranasali

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10. CAVITÀ PARANASALI
I tumori maligni naso-paranasali sono rari: meno dell’1% di tutti
i tumori e circa il 3% dei tumori delle
vie aerodigestive superiori. Rappresentano
l’oggetto di un impegno terapeutico notevole sia per la complessità
della sede anatomica su cui insorgono ed
i rapporti di contiguità con importanti strutture
limitrofe, sia per la diagnosi spesso tardiva e conseguentemente lo stadio avanzato in cui giungono alla prima
osservazione. È stato documentato un eccesso
di rischio nei lavoratori del legno e del cuoio (con latenze anche molto lunghe), nell’industria
tessile, metallurgica, metalmeccanica,
chimica. I progressi compiuti nella diagnosi e cura sono stati:
a) l’endoscopia naso-sinusale con possibilità di anticipare la diagnosi,
di definire meglio l’estensione della
malattia e di monitorare durante il followup
la sede trattata e l’efficacia delle terapie, b) l’imaging (TC, RM), con gli stessi
vantaggi dell’endoscopia applicati allo studio
dei piani profondi anziché delle superfici mucose, c) la resezione cranio-facciale che ha
cambiato la prognosi dei tumori ad interessamento
etmoidale, d) l’associazione sistematica
di chirurgia e radioterapia in tutti i casi non
iniziali, e) il contributo della
chemioterapia seno frontale seno sfenoidale etmoide seno mascellare orbita etmoide fossa nasale
RICHIAMO ANATOMOPATOLOGICO
La complessità delle strutture anatomiche che concorrono alla
formazione dei seni paranasali
contribuisce all’ampio spettro di istotipi che si possono osservare in queste sedi. Il carcinoma squamocellulare è anche in
questa sede la neoplasia più frequente,
seguita da adenocarcinomi con vari aspetti differenziativi, carcinomi cosiddetti transizionali, carcinomi
ad insorgenza da ghiandole salivari
minori, tumori derivanti dal neuroepitelio olfattorio con aspetti differenziativi che possono andare
dall’estesioneuroblastoma al carcinoma neuroendocrino
a piccole cellule; ancor più rari melanomi, sarcomi, linfomi.
SINTOMI, EVOLUZIONE
I sintomi dei tumori naso- paranasali sono, in relazione al fatto
che la sede di insorgenza o sviluppo sia
nelle fosse nasali o all’interno di un seno,
ostruzione nasale, dolore locale, epistassi, secrezione nasale,
tumefazione della guancia o gengivale-
palatina. Qualsiasi sintomo anche apparentemente
banale (ostruzione nasale monolaterale, secrezione nasale corpuscolata, modico dolore locale), non
altrimenti spiegabile e non risolto dopo
3 settimane, richiede un esame specialistico. Dovrebbe essere raccomandato l’uso sistematico
dell’endoscopio nasale in ogni visita specialistica
ORL ed il ricorso alla TC/ RM per qualsiasi sintomo o quadro clinico non migliorato dopo 15 giorni di
trattamento medico e non chiarito dall’endoscopia
nasosinusale. Particolare sospetto devono destare disturbi unilaterali, in pazienti di età superiore ai
35 anni con anamnesi negativa per patologie
infiammatorie rinosinusali ricorrenti. L’evoluzione della malattia è locale: le metastasi laterocervicali alla
prima osservazione (<10%) o a distanza,
sono poco frequenti anche con tumori molto avanzati.
DIAGNOSI
Talora si giunge alla diagnosi di neoplasia in corso di approccio
chirurgico per patologia presunta
diversa (sinusopatia cronica, poliposi). In tale evenienza è opportuno sospendere la procedura,
attendere l’istologia definitiva, stadiare
correttamente la malattia, programmare la terapia. La stadiazione comprende: anamnesi ed
esame fisico, attribuzione di un punteggio
di performance status, esame fibroendoscopico naso- paranasale, esame ORL completo, TC/ RM, (con particolare
attenzione alla distinzione tra opacizzazione
dei seni paranasali da raccolta di secrezioni e da massa tumorale, e per questi dettagli la
risoluzione della RM è migliore) ecografia
(o TC/ RM) delle aree linfatiche cervicali, esami generali ematochimici,
ECG, radiografia del torace, eventuali
altri esami indicati dalla situazione clinica
per il giudizio di operabilità (spirometria, ecocardiogramma). La
biopsia può quasi sempre essere eseguita
per via transnasale, eventualmente con l’aiuto
di ottiche per chirurgia endoscopica; per evitare alterazioni dovute ad edema, sanguinamento, tamponamento, andrebbe
sempre programmata dopo la TC/ RM. Consulti: radioterapista, oncologo
medico, odontostomatologo (se è prevista
radioterapia che comprenda il cavo orale non edentulo o riabilitazione protesica), oculista (se prevista
exenteratio- orbitae o radioterapia con campo
che comprenda orbita- nervo ottico, in particolare per valutare la funzione dell’occhio controlaterale),
anestesista.
CLASSIFICAZIONE DEL TUMORE PRIMITIVO
Esiste solo per il seno mascellare e l’etmoide. La classificazione
di N ed il raggruppamento in stadi sono
uguali alle altre sedi ORL. Seno
mascellare (TNM, UICC 1997) T1 Tumore limitato alla mucosa antrale, senza interessamento osseo T2 Tumore con erosione o distribuzione ossea,
esclusa la parete posteriore del seno,
ma compreso il palato duro o/e il meato medio
T3 Tumore invadente una delle
seguenti formazioni: parete posteriore del
seno, pavimento o parete mediale dell’orbita, tessuti sottocutanei e
cute della guancia T4 Tumore invadente il contenuto orbitario
oltre le sue pareti, compreso l’apice
o/e una delle seguenti strutture: lamina cribrosa, seno sferoidale, rinofaringe, seno frontale, base cranica Etmoide T1 Tumore limitato allìetmoide, con o senza erosione ossea T2 Tumore esteso alla fossa nasale T3 Tumore esteso alla parte anteriore
dell’orbita o/e al seno ascellare T4
Tumore con estensione intracranica, nell’orbita compreso l’apice, con interessamento dello sfenoide o/e del seno
frontale o/e della cute del naso
TERAPIA Chirurgia
Gran parte della letteratura concorda nell’attribuire i risultati
migliori in termini di sopravvivenza
all’associazione chirurgia- radioterapia, anche se non vi è unanimità di indicazioni su quando
(prima o dopo l’intervento) effettuare
la radioterapia. La chirurgia da sola può forse essere considerata in casi molto selezionati di neoplasie
iniziali. L’indicazione chirurgica non è
uguale per tutti gli istotipi: in casi localmente molto avanzati di tumori ad alto grado di
malignità quali il carcinoma indifferenziato,
andrebbe sempre valutata la possibilità di un trattamento alternativo ad una chirurgia estesamente
demolitiva. Per il carcinoma adenoide
cistico invece, con elevata tendenza alla recidiva locale ed alle metastasi a distanza, ma con un’evolutività
particolarmente lenta, una resezione
chirurgica con finalità palliative potrà essere presa in considerazione per migliorare la qualità di
vita anche in presenza di metastasi.
Vengono anche qui perseguiti i principi generali della chirurgia oncologica: resezione in monoblocco con
margini adeguati e ben definiti in tessuto
sano. Vi sono però estensioni tumorali ed aree anatomiche che costringono a qualche compromesso,
richiedendo una rimozione a parti staccate
e dei margini di tessuto sano esigui, in particolare a livello di seno cavernoso, clivus, orbita. Da qui
l’importanza di una integrazione terapeutica
postoperatoria. Il trattamento
chirurgico profilattico delle aree linfatiche cervicali non trova indicazioni.
Modalità chirurgiche
Il tipo di resezione chirurgica varia
in relazione alla sede di origine ed alle
strutture coinvolte. Drenaggio:
esperienze giapponesi degli ultimi decenni sono state confermate da uno studio prospettico dell’Università di
Rotterdam, in cui la chirurgia consiste
nel solo debulking della massa tumorale attraverso un’antrotomia e successiva ripetuta rimozione del tessuto
necrotico, associata a chemioterapia
locale ed a radioterapia. Maxillectomia
parziale, con possibili estensioni inferiore e mediale: indicata per neoplasie della parete mediale del seno
mascellare o per neoplasie dell’infrastruttura.
La tuberosità mascellare, le pareti posteriore e laterale del seno mascellare devono essere indenni. Maxillectomia totale (subtotale se la
resezione dell’emipalato duro è incompleta,
eventualmente allargata alla fossa infratemporale – pterigomascellare, all’orbita, ai tegumenti
facciali): indicata per invasione delle
pareti del seno mascellare e per estrinsecazioni oltre a queste. Etmoidectomia monolaterale subtotale per
via esterna: indicata per neoplasie
limitate all’ etmoide anteriore. Resezione
cranio-facciale: per neoplasie etmoidali anche se ancora totalmente extracraniche, ma molto contigue
al pavimento della fossa cranica
anteriore, per consentire una escissione con margine di sicurezza ed in tutte le neoplasie etmoidali con estensione
alla rinobase fino alla dura madre.
Ricostruzione
L’impiego di lembi è raccomandato per rimpiazzare i difetti da
ampie escissioni cutanee, per creare
sostegno all’orbita o al cervello, per separare
la cavità cranica dalle vie aeree. La riabilitazione palatina può
avvenire con protesi mobili (richiedono
pulizia, consentono una facile ispezione della
cavità chirurgica) o con lembi (non richiedono pulizia non consentono l’esame diretto del letto operatorio).
RADIOTERAPIA
Il trattamento radiante come singola modalità è riservato alle
forme inoperabili, o per estensione
locale o per condizioni generali del paziente. Di regola, pertanto, si adotta in associazione
alla chirurgia. Non vi è una preferenza
tra eseguire il trattamento radiante prima o dopo la chirurgia. Il volume da trattare con RT deve comprendere la
sede clinicamente evidente di malattia e
le aree in cui è sospettata la presenza di malattia subclinica. Il trattamento radiante postoperatorio è
erogato a 2Gy/ frazione per 5 frazioni
alla settimana. La dose totale è di 50Gy/ 25frazioni/ 5 settimane sul letto chirurgico; ulteriori 10 Gy/ 1
settimana sono erogati sulla sede del tumore
primitivo, se i margini chirurgici sono negativi. Se i margini chirurgici sono positivi per residuo neoplastico è
previsto un sovradosaggio di 16- 20 Gy/
8- 10 frazioni. La dose totale nei
pazienti inoperabili varia da 50 a 70 Gy in 25- 35 frazioni. Non è indicato trattamento radiante
profilattico del collo nei casi N0. È prevista
la radioterapia post-operatoria sul collo nei casi con interessamento linfonodale.
Tossicità: la dose totale erogabile è limitata dalla tolleranza
di organi a rischio. È possibile un
danno retinico per dosi superiori a 44 Gy in 22
frazioni, un deficit dei nervi ottici per dosi superiori a 54Gy- 27
frazioni e un’encefalopatia post
attinica per dosi superiori a 60Gy in 30 frazioni. Con tecniche adeguate di trattamento radiante,
quando applicabili, il manifestarsi di
trisma, insufficenza ipofisaria, ipoacusia, danno al chiasma ottico sono attesi in una percentuale inferiore al 10%.
STRATEGIA TERAPEUTICA
•
T1: Chirurgia + eventuale ERT se adenocarcinoma poco
differenziato, carcinoma
indifferenziato, melanoma se margini di resezione infiltrati o “stretti” (<5 mm);
•
T2,3,4: Chirurgia + ERT (nota: il ruolo della chemioterapia loco-
regionale o sistemica associata alla
radioterapia con l’intento di evitare la demolizione chirurgica ed il ruolo della chemioterapia
neoadiuvante prima del trattamento definitivo
per migliorare i risultati in termini di sopravvivenza, sono oggetto di studio);
•
T inoperabili: ERT (l’associazione con chemioterapia è limitata a
studi clinici)
•
N0: nessuna terapia; • N>0: svuotamento
laterocervicale dei livelli da 1 a 5 + ERT.
FOLLOW- UP
Le visite di controllo sono programmate individualmente in base
alla tossicità dei trattamenti, rischio
di recidiva, sorveglianza per diagnosi precoce di secondi tumori, comorbidità. In linea
generale la frequenza dei controlli viene
effettuata ogni 1- 3 mesi nel primo anno dopo il trattamento, ogni 2-4 mesi nel secondo e terzo anno, ogni 4- 6 mesi
nel quarto e quinto e negli anni
successivi. Il controllo consiste in un esame ORL completo. La valutazione preferibilmente va attuata
congiuntamente dall’otorinolaringoiatra
e dal radioterapista (e dall’oncologo medico se il paziente ha ricevuto chemioterapia). La TC
e/o RM sarà eseguita annualmente o in
relazione a reperti clinici, la Rx del torace e gli esami generali ematochimici, incluso la
funzionalità tiroidea se la parte bassa del
collo è stata irradiata, annualmente. Altri eventuali esami potranno
essere eseguiti in relazione al quadro
clinico.
RISULTATI
Il controllo locale è di circa il 50%, a 5 anni la sopravvivenza
libera da malattia è del 20- 25%. La
sopravvivenza globale media è attorno al 35%, e
quella per la specifica malattia attorno al 45%, con ampie variazioni in relazione all’istotipo (dal 70% per
l’adenocarcinoma ben differenziato al 15%
per il melanoma e il carcinoma indifferenziato), alla classe di T (dall’
80% ed oltre per i T1, T2 a meno del 20%
per i T4), alla classe di N (meno del 20%
per gli N2, N3), alla fattibilità di un trattamento con intento
radicale. La radioterapia da sola,
impiegata usualmente in neoplasie avanzate non
resecabili per estensione od in pazienti non operabili per condizioni
generali, comporta sopravvivenze a 5
anni inferiori al 20%.
FATTORI PROGNOSTICI
Fattori prognostici individuabili nelle casistiche chirurgiche
sono l’età, l’istotipo (con una prognosi
peggiore per melanoma e carcinoma indifferenziato),
la sede di origine (più favorevole per le fosse nasali rispetto ai seni paranasali per la diagnosi più
precoce), le dimensioni e conseguentemente
l’estensione a strutture anatomiche limitrofe, la diffusione perineurale, le metastasi
linfonodali cervicali ed a distanza, la possibilità
di un trattamento adeguato (chirurgia radicale con margini microscopicamente liberi e radioterapia
adiuvante a dosi >55Gy). Le recidive locali
sono la causa più frequente di morte: il trattamento delle recidive dà risultati sconfortanti. Per migliorare la
sopravvivenza sono necessari diagnosi precoce,
stadiazione iniziale accurata, trattamento “aggressivo”.
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