“Il vino fa buon sangue”. Ecco tutti i perché…

Chi non ha mai sentito la frase "il vino fa buon sangue" pronunciata dal proprio zio, nonno o altri conoscenti avanzati in età? Per alcune persone bere vino rappresenta un vero toccasana. Non stiamo parlando, ovviamente di quantità che fanno raggiungere l'ebrezza, ma del classico bicchiere consumato durante ai pasti principali, maggiormente a pranzo. La ricerca moderna ha confermato che l'assunzione controllata di vino ha un effetto benefico sulla salute cardiovascolare. E' molto noto al riguardo il cosiddetto "paradosso francese", ossia il perfetto bilancio fra colesterolo e trigliceridi fra le persone abitanti in Francia, con un elevato consumo quotidiano di formaggi e di vino rosso.
Oggi, il responsabile di questo fenomeno si sa essere una piccola molecola, il resveratrolo, appartenente alla famosissima classe dei polifenoli. Fu isolato originariamente nel 1940 dall'elleboro, una pianta europea dai bianchi fiori profumati; in seguito fu scoperto nell'uva, nei mirtilli, nelle nocciole e nelle arachidi. Ma la fonte ritenuta più popolare per questa sostanza è il vino. Essendo il resveratrolo un pigmento, è chiaro che sono i vini scuri ad esserne più ricchi (2-6 mg/litro in media, fino a 12 mg nelle varità nere), mentre i vini bianchi ne sono molto poveri (0,05-1,8 mg/litro).
Il resveratrolo è una molecola speciale: è dotata di potenti proprietà biologiche che, sorprendentemente, sono più spiccate alle dosi più basse di assunzione. Questo differisce notevolmente dalle azioni protettive sulle cellule nervose, anti-infiammatorie ed antitumorali evidenziate in laboratorio, che richiedono in proporzione dosi maggiori. Questo perchè il resveratrolo ha più di un bersaglio cellulare: a livello dei vasi sanguigni interferisce con alcune proteine dell'infiammazione (NF-kB, COX-2) e dell'inspessimento delle placche ateromasiche (ox-LDLR, RAGE-1), stimolando allo stesso tempo quelle che producono effetto vasodilatatore (eNOS). Ha anche effetto neutralizzante su certi tipi di radicali liberi, svolgendo quindi azione antiossidante.
Ma si crede che gli effetti visibili alle dosi introdotte con la normale alimentazione, siano dipendenti da un altro bersaglio cellulare: la sirtuina (SIRT-1). Questa proteina è un enzima che controlla la longevità e l'invecchiamento cellulare, regolando i livelli del cofattore vitaminico NAD, necessario a molte reazioni di enzimi antiossidanti. La prima segnalazione sugli effetti positivi del resveratrolo sulla formazione del sangue nel midollo osseo si è avuta nel 2010, con l'evidenza esso poteva correggere alcuni difetti dell'emopoiesi in cellule prelevate da topi geneticamente affetti da anemia di Fanconi (FANCD). Due anni dopo, un altro gruppo di ricerca ha confermato che la SIRT.-1 è una proteina essenziale per il mantenmento ed il ringiovanimento delle cellule staminali midollari, fenomeno confermato da altre pubblicazioni.
In più, il resveratrolo ha la capacità di indurre l'emoglobina fetale (HbF) in modo simile all'idrossiurea, un farmaco usato per la terapia dell'anemia a cellule falciformi (drepanocitosi). Altri studi hanno dimostrato che vi è persino una interazione diretta fra resveratrolo ed emoglobina sia bovina che umana, ma non è ancora noto il significato di questa interazione. Infine, il vino contiene una discreta quantità di ferro (fino a 2-3 mg/litro), che in passato derivava principalmente dal rimaneggiamento del mosto in botti con tipi di legno particolare e a contatto con le cerchiature in ferro. L'acidità relativa del vino era in grado di far passare una certa quota di ferro ionico in soluzione. Siccome il ferro è universalmente associato all'anemia, si comprende che un fondo di verità esisteva ancor prima che la scienza confermasse le azioni del resveratrolo.
Quindi la saggezza popolare ancora una volta ha ragione, a patto che non si abusi con le dosi….
articolo a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica.
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